giovedì 27 maggio 2010

Via del sopracciglio destro

Chissà dove sei,
perduta nella notte,
col tuo trucco infame e la tua giacca da bandito.
Io ti ho aspettata all'ombra dei 'tuoi per come',
col mio viso angelico percosso dai fatti.
Chissà dove sei,
perduta nei segni,
con la tua sigaretta
come una matita,
e le tue speranze di vittoria.
Io ti ho accettata come una bella calligrafia,
un biglietto da visita e due occhi diversi.
Può accadere di tutto,
puoi anche conquistare
vari uomini bruni e misurarne l'aspetto,
ma il mio indirizzo è "Via del sopracciglio destro"
con rispetto parlando,
e altre parti, altre parti di me.

Chissà dove sei. Francesco De Gregori

domenica 2 maggio 2010

Se trova il tempo, mi troverà.

Se la vedi dille ciao
salutala ovunque sia
è partita tempo fa
e adesso forse è in Tunisia
Dille che non si preoccupi
per le cose lasciate qui
e se crede che l'abbia scordata
non dirle che non è così
Abbiam dovuto dividerci
e sbatterci qua e là
ma per quelli che si amano
non è certo una novità
E adesso che se ne andata
e adesso che non c'è
è ancora nel mio cuore
è ancora vicino a me
Se mai la incontrerai
dalle un bacio da parte mia
ho sempre avuto rispetto per lei
per come se ne andata via
Se c'è un altro che le sta accanto
certamente non sarò io
a mettermi fra di loro
ci scommetto che non sarò io
Faccio un lavoro strano
vedo gente in quantità
e mi capita ogni tanto di sentire il suo nome
in giro per le città
E non c'ho fatto ancora l'abitudine
o forse mai ce la farò
sarà che sono troppo sensibile
o nella testa chissà che c'ho
Sole grande, luna blu
il passato è ancora qua
e so a memoria i ricordi
e il tempo prende velocità
Se tornasse da queste parti
il mio indirizzo la gente lo sa
tu dille che può cercarmi
se trova il tempo mi troverà

Non dirle che non è così. Francesco De Gregori

domenica 25 aprile 2010

Dentro al Replay

Dentro al replay
fra miliardi di altri ci sei
e non hai scia
luminosa d'auto
anche di periferia
come i sogni che farai
o prenderai a noleggio
quando ti addormenterai
con le scarpe sul letto
Dentro al replay
con la testa girata un po' in su
da fotografia
ci sei anche tu prima di andare via
"se rimango ancora qui
è come se morissi
e guardandomi allo specchio
ad un tratto sparissi"
Cadono le stelle e sono cieco
e dove cadono non so
cercherò, proverò, davvero
ad avere sempre su di me il profumo delle mani
riuscire a fare sogni tridimensionali
non chiedere mai niente al mondo
solo te
come una cosa che non c'è
cercando dappertutto anche in me
ti vedo
Dentro al replay
per un attimo c'ero e anche lei
ma in quel momento
qualcosa ho cancellato
si è fermato il tempo, la sua regolarità
e come se morissi
è sparita anche la luna,
è cominciata l'eclissi
Cadono le stelle
allora è vero
e io non so se ci sarò
dove andrò
non lo so se lo merito o no
se correggerò gli effetti dei miei guasti nucleari
se troverò il coraggio ti telefono domani
e più sarò lontano e più sarò da te
dimenticato e muto
come uno che non c'è
tornerò, tornerò davvero
a sentire su di me profumo delle mani
di notte io farò sogni tridimensionali
senza chiedere mai niente al mondo
neanche a te
senza chiedermi perché
ti vedo dappertutto
anche in me
ti vedo.

Replay. Samuele Bersani.

venerdì 23 aprile 2010

Soon I'll grow up

What's it been, over a decade?
It still smarts like it was four minutes ago
We only influenced each other, totally
We only bruised each other even more so
What are you my blood?
You touch me like you are my blood
What are you my dad?
You affect me like you are my dad
How long can a girl be shackled to you
How long before my dignity is reclaimed
How long can a girl stay haunted by you
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name
Where've you been?
I heard you moved to my city
My brother saw you somewhere downtown
I'd be paralyzed if I ran into you
My tongue would seize up if we were to meet again
What are you my god?
You touch me like you are my god
What are you my twin?
You affect me like you are my twin
How long can a girl be tortured by you?
How long before my dignity is reclaimed
And how long can a girl be haunted by you
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name
So here I am one room away from where I know you're standing
A well-intentioned man told me you just walked in
This man knows not of how this information has affected me
But he knows the colour of the car I just drove away in
What are you my kin?
You touch me like you are my kin
What are you my air?
You affect me like you are my air
And how long can a girl be tortured by you?
And how long before my dignity is reclaimed
And how long can a girl be haunted by you
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name
Soon I'll grow up and I won't even flinch at your name

Flinch. Alanis Morisette

giovedì 22 aprile 2010

La Farfalla.

Voglio ancora tenerla per un pò tra le mani.
Egoisticamente voglio tenerla ancora un pò quì con me.
Anche solo per guardarla, una o due volte al giorno.
Apro le mani, la guardo e le richiudo subito.
Perchè ho paura.
Paura che se la guardo ancora tanto intensamente
Come la guardavo prima,
Ho paura che non la lascerò andar via facilmente.
E diamine se devo lasciarla andar via.
Ma c'è ancora tempo.
Tempo
Tempo per guardarla.
Ancora poco.
Tempo.

Troppo tardi

Quando, una volta, gli aveva raccontato delle sue passeggiate nei cimiteri,
lui era rabbrividito dal disgusto e aveva definito il cimitero un immondezzaio di ossa e pietrame. In quell'istante si era aperto tra loro un abisso di incomprensione.
Soltanto oggi, al cimitero di Montparnasse, Sabina capisce quello che lui voleva dire.
Le dispiace di essere stata impaziente.
Forse se fossero rimasti insieme ancora per qualche tempo,
avrebbero cominciato a capire a poco a poco le parole che dicevano.
I loro vocabolari si sarebbero pudicamente e lentamente avvicinati l'uno all'altro,
come amanti molto timidi,, e la musica dell'uno avrebbe cominciato a intrecciarsi con la musica dell'altro.
Ma è troppo tardi.
Si, è troppo tardi, e Sabina sa che non resterà a Parigi,
che andrà più lontano, ancora più lontano,
perchè se morisse quì la chiuderebbero sotto una pietra e,
per una donna che non riesce mai a star ferma,
l'idea che la sua fuga debba fermarsi per sempre è insopportabile.

Milan Kundera. L'insostenbile leggerezza dell'essere.

martedì 13 aprile 2010

facciamo così.

si. è ora.
è ora di rimettere le scarpe.
e ripartire.
Sono stata troppo tempo ferma quì, così.

V.

giovedì 8 aprile 2010

Dobbiamo bere ancora

È facile per me vederti ancora,
accanto ai nostri fiori e al nostro vino.
Le labbra un po' socchiuse e un'aria troppo ingenua,
è facile per me pensare che eri strana.
E che te ne sei andata perchè l'ho voluto io,
ma dove sei stanotte amore mio.

Ho visto un grande ponte
in riva a un grande mare,
se uno lo attraversa non può più ritornare.
Un cieco mi ha strillato di averti vista lì
ma io non posso credere che fossi proprio tu.
Dobbiamo bere ancora, insieme tu ed io,
ma dove sei stanotte amore mio.

Seduto a un'osteria, un efebo sospetto,
beveva vino rosso sporcandosi il colletto,
ma mi hanno confidato che era Rodolfo Valentino.
Voleva ritrovarti ubriacandosi di vino,
ma l'han buttato fuori perchè non credeva in Dio,
ma dove sei stanotte amore mio

Sono tuo. Francesco De Gregori

mercoledì 7 aprile 2010

Oggi è così.

Al diavolo.
Tu ed i tuoi sogni.

V.

martedì 6 aprile 2010

Ti aspetta per ricominciare

Getta le tue reti
buona pesca ci sarà
e canta le tue canzoni
che burrasca calmerà
pensa pensa al tuo bambino
al saluto che ti mandò
e tua moglie sveglia di buon mattino
con Dio di te parlò
con Dio di te parlò

Dimmi dimmi mio Signore
dimmi che tornerà
l'uomo mio difendi dal mare
dai pericoli che troverà
troppo giovane son io
ed il nero è un triste colore
la mia pelle bianca e profumata
ha bisogno di carezze ancora
ha bisogno di carezze ora

Pesca forza tira pescatore
pesca e non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
quando la sua furia diventa grande
e la sua onda è un gigante
la sua onda è un gigante

Dimmi dimmi mio Signore
dimmi se tornerà
quell'uomo che sento meno mio
ed un altro mi sorride già
scaccialo dalla mia mente
non indurmi nel peccato
un brivido sento quando mi guarda
e una rosa egli mi ha dato
una rosa lui mi ha dato

Rosa rossa pegno di amore
rosa rossa malaspina
nel silenzio della notte ora
la mia bocca gli è vicina
no per Dio non farlo tornare
dillo tu al mare
è troppo forte questa catena
io non la voglio spezzare
io non la voglio spezzare

Pesca forza tira pescatore
pesca non ti fermare
anche quando l'onda ti solleva forte
e ti toglie dal tuo pensare
e ti spazza via come foglia al vento
che vien voglia di lasciarsi andare
più leggero nel suo abbraccio forte
ma è così cattiva poi la morte
è così cattiva poi la morte

Dimmi dimmi mio Signore
dimmi che tornerà
quell'uomo che sento l'uomo mio
quell'uomo che non saprà
che non saprà di me,
di lui e delle sue promesse vane
di una rosa rossa qui tra le mie dita
di una storia nata già finita
di una storia nata già finita

Pesca forza tira pescatore
pesca non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
e si placa e tace senza resa
e ti aspetta per ricominciare
e ti aspetta per ricominciare


Pescatore. Bertoli - Mannoia

venerdì 2 aprile 2010

Mani

C'è stato poco amore.
Occhi.
Mani.
Fretta.
Ma non è una chitarra.
Il mio cuore.

V.

martedì 30 marzo 2010

Ciao.

Ciao ciao, andarmene è un peccato, però ciao ciao.
Bella donna alla porta che mi saluti.
E baci, abbracci e sputi,
e io che sputo amore, io che non sputo mai.
Ciao ciao, andarsene era scritto perciò ciao ciao.
Bella ragazza che non m'hai capito mai.
Già parte il treno, sventola il fazzoletto,
amore mio, però piangi di meno.
Ciao ciao, ciao amore ciao, amore ciao.
Guarda che belli fiori in quella città.
Ciao amore ciao, amore come va?
Ciao amore, amore mio, amore ciao.
Ciao ciao, guarda che belli i fiori in quella città,
che mai mi ha vinto e mai nemmeno mi vedrà.
Guarda che mare!
Guarda che barche piccole che vanno a navigare.

Ciao Ciao. Francesco De Gregori.

Rasserenata

Perchè quando inizi una cosa, ma gia sai quale sarà la sua conclusione
E' giusto che ad un certo punto la chiudi.
Magari la tieni ancora un attimo nel pugno,
Come a non volerla lasciar andare via
Come a volerle dare un ultimo sguardo.
Vola via farfalla.
Ti guarderò volare.
Da lontano.

V.

lunedì 29 marzo 2010

Il tempo non fa il suo dovere.

Cara Valentina
il tempo non fa il suo dovere
e a volte peggiora le cose
credimi pensavo davvero
di avere superato il momento difficile
ed ancora adesso non mi è chiaro lo sbaglio che ho fatto
se il vero sbaglio è stato il mio
perchè dai miei trent'anni
ti aspettavi un uomo
col senso del dovere
perchè chi s'innamora
non deve dirlo a nessuno
oppure un'imprudente enfatica demenza
nel farti le carezze girata dall'altra parte
Ho la strana sensazione di un amore acceso
esploso troppo presto fra le mani
e cara Valentina
che fatica innaturale perdonare a me stesso
di essere io di essere fatto così male
cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
e a volte peggiora le cose
E tu sarai il pretesto p
er approfondire
un piccolo problema personale di filosofia
su come trarre giovamento
dal non piacere agli altri
come in fondo ci si aspetta che sia
Per esempio
non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento...

Cara Valentina. Max Gazzè.

venerdì 26 marzo 2010

Seduta

Attendere. Condizione quasi piacevole.
L'attesa attenua le emozioni.
Le sfuma.

V.

giovedì 25 marzo 2010

Sarai con me

Sarai con me.
Sarai con me quando mi alzerò.
Sarai con me quando lavorerò.
Sarai con me quando riderò.
E quando piangerò.
Sarai con me.
Anche quando ti dimenticherò.

V.

Obnubilata.

...che poi mi vengono in mente solo ora.
Frammenti di attimi, secondi, una o due frasi.
Che lì per lì non ci fai proprio caso.
Ma poi all'improvviso eccoli. BUM.
Ti rimbombano in testa.
Come ho fatto a non farci caso.
Ma volevi dire proprio quello che hai detto?
E perchè in quel momento non me ne sono resa conto?

V.

mercoledì 24 marzo 2010

Pezzi per le scale

Ascolta, ti ricordi quando venne
la nave del fenicio a portar via
me, con tutta la voglia di cantare
gli uomini, il mondo, e farne poesia...
con l'occhio azzurro io ti salutavo,
con quello blu io già ti rimpiangevo,
e l'albero tremava e vidi terra,
i Greci, i fuochi e l'infinita guerra
li vidi ad uno ad uno
mentre aprivano la mano
e mi mostravano la sorte
come a dire "Noi scegliamo,
non c'è un Dio che sia più forte"
e l'ombra nera che passò,
ridendo ripeteva no...

Ascolta, ero partito per cantare
uomini grandi dietro grandi scudi,
e ho visto uomini piccoli ammazzarre,
piccoli, goffi, disperati e nudi...
laggiù conobbi pure un vecchio aedo
che si accecò per rimaner nel sogno,
con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro:
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi...

E ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l'amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto...
e son tornato per vederti andare,
e mentre parti e mi saluti in fretta,
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so;
ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via,
Perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.

L'ultimo spettacolo. Roberto Vecchioni.

martedì 23 marzo 2010

Tre fiammiferi

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Paris at night. Jacques Prévert

lunedì 22 marzo 2010

Scrivetegli.

Caro André,
mio amato amore di mille anni fa, la bambina che ti ha dato questa lettera si chiama Dira.
Le ho detto di fartela leggere, appena arrivato alla locanda, prima di farti salire da me.
Fino all'ultima riga. Non cercare di mentirle. Con quella bambina non si può mentire.
Siediti, allora. E ascoltami.
Non so come hai fatto a trovarmi. Questo è un posto che quasi non esiste.
E se chiedi della locanda Almayer, la gente ti guarda sorpresa, e non sa.
Se mio marito cercava un angolo di mondo irraggiungibile, per la mia guarigione, l'ha trovato. Dio sa come hai fatto a trovarlo anche tu.
Ho ricevuto le tue lettere, e non è stato facile leggerle. Si aprono con dolore le ferite del ricordo. Se io avessi continuato, qui, a desiderarti e ad aspettarti, quelle lettere sarebbero state abbagliante felicità.
Ma questo è un posto strano.
La realtà sfuma e tutto diventa memoria. Perfino tu, a poco a poco, hai cessato di essere un desiderio e sei diventato un ricordo. Mi sono arrivate le tue lettere come messaggi sopravvissuti a un mondo che non esiste più. Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità.
E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a immaginarsi il desiderio.
Ma non ho cercato di fermarti, nè di fermarmi.
Sapevo che lo avrebbe fatto lei e lo ha fatto.
E' scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame.
Poi sono arrivata qui. E questo non è facile da spiegare. Mio marito pensava fosse un posto dove guarire. Ma guarire è una parola troppo piccola per ciò che succede qui.
E semplice.
Questo è un posto dove prendi commiato da te stesso.
Quello che sei ti scivola addosso, a poco a poco. E te lo lasci dietro, passo dopo passo, su questa riva che non conosce tempo e vive un solo giorno, sempre quello.
Il presente sparisce e tu diventi memoria. Sgusci via da tutto, paure, sentimenti, desideri: li custodisci, come abiti smessi, nell'armadio di una sconosciuta saggezza, e di un'insperata pace. Riesci a capirmi? riesci a capire come tutto questo - sia bello?
Credimi, non è un modo, solo più lieve, di morire. Non mi sono mai sentita più viva di adesso. Quel che io sono, è ormai successo: e qui, e ora, vive in me come un passo in un'orma, come un suono in un eco, e come un enigma nella sua risposta. Non muore, questo no. Scivola dall'altra parte della vita. Con una leggerezza che sembra una danza.
E' un modo di perdere tutto, per tutto trovare.
Se riesci a capire tutto questo, mi crederai quando ti dico che mi è impossibile pensare al futuro. Il futuro è un'idea che si è staccata da me. Non è importante. Non significa più nulla.
Non ho più occhi per vederlo. Ne parli così spesso, nelle tue lettere.
Io faccio fatica a ricordarmi cosa vuol dire. Futuro. Il mio, è già tutto qui, e adesso. I
l mio sarà la quiete di un tempo immobile, che collezionerà istanti da posare uno sull'altro, come se fossero uno solo. Da qui alla mia morte, ci sarà quell'istante, e basta. Io non ti seguirò, André. Non mi ricostruirò nessuna vita, perchè ho appena imparato ad esser la dimora di quella che è stata la mia.
E mi piace. Non voglio altro.
Le capisco, le tue isole lontane, e capisco i tuoi sogni, i tuoi progetti. Ma non esiste più una strada che mi potrebbe portare laggiù. E non potrai inventarla tu, per me, su una terra che non c'è. Perdonami, mio amato amore, ma non sarà mio, il tuo futuro.
C'è un uomo, in questa locanda, che ha un buffo nome e studia dove finisce il mare. In questi giorni, mentre ti aspettavo, gli ho raccontato di noi e di come avessi paura del tuo arrivo e insieme voglia che tu arrivassi. E' un uomo buono e paziente. Mi stava ad ascoltare.
E un giorno mi ha detto: "scrivetegli".
Lui dice che scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male. E io ti ho scritto. Tutto quello che ho dentro di me l'ho messo in questa lettera.
Lui dice, l'uomo col nome buffo, che tu capirai.
Dice che la leggerai, poi uscirai sulla spiaggia e camminando sulla riva del mare ripenserai a tutto, e capirai. Durerà un'ora o un giorno, non importa. Ma alla fine tornerai alla locanda.
Lui dice che salirai le scale, aprirai la mia porta e senza dirmi nulla mi prenderai fra le braccia e mi bacerai. Lo so che sembra sciocco.
Ma mi piacerebbe succedesse davvero.
E' un bel modo per perdersi, perdersi uno nelle braccia dell'altra.
Niente potrà rubarmi il ricordo di quando, con tutta me stessa, ero la
tua Ann"

Oceano Mare. A. Baricco.

giovedì 18 marzo 2010

Volare sui gigli

Non mi ricordo se c'era luna,
e nè che occhi aveva il ragazzo,
ma mi ricordo quel sapore in gola
e l'odore del mare
come uno schiaffo.
A pà.
E c'era Roma così lontana,
e c'era Roma così vicina,
e c'era quella luce che li chiama,
come una stella mattutina.
A pà. A pà.
Tutto passa, il resto va.
E voglio vivere come i gigli nei campi,
come gli uccelli del cielo campare,
e voglio vivere come i gigli dei campi,
e sopra i gigli dei campi volare.

A Pà. Francesco De Gregori

mercoledì 17 marzo 2010

Un Veliero nei porti silenziosi

Io so che ti amerò
per tutta la mia vita ti amerò
e in ogni lontananza ti amerò
e senza una speranza io so che ti amero'
ed ogni mio pensiero è per dirti che
io so che ti amerò per tutta la mia vita
io so che piangerò
ad ogni nuova assenza piangerò
ma il tuo ritorno mi ripagherà
del male che l'assenza mi farà
io so che soffrirò
la pena senza fine che mi da
il desiderio d'essere con te
per tutta la mia vita
Io ti lascerò tu andrai,
e accosterai il tuo viso a un'altro viso
le tue dita allacceranno altre dita
e tu sboccerai verso l'aurora
ma non saprai che a coglierti sono stato io
perche io sono il grande intimo della notte..
perche ho accostato il mio viso al viso della notte
e ho sentito il tuo bisbiglio amoroso
e ho portato fino a me
la misteriosa essenza del tuo abbandono disordinato.
io resterò solo come veliero nei porti silenziosi
ma ti possiederò piu di chiunque perche potrò partire..
e tu ti lamenti del mare del vento del cielo
degli uccelli delle stelle
saranno la tua voce presente
la tua voce assente la tua voce rasserenata..
Io so che soffrirò
la pena senza fine che mi da
il desiderio d'essere con te
per tutta la mia vita.

Ornella Vanoni. Io so che ti amerò.

martedì 16 marzo 2010

Vola

Le farfalle.
Stanno volando via.
Erano quì, fino a poco tempo fa.
Ma adesso volano via.
E non riesco a fermarle.
Ci provo, diamine se ci provo,
Ma volano via.
V

domenica 14 marzo 2010

Brucio.

Dolce Signora che bruci, per che cosa stai bruciando?

Dolce signora che bruci. Francesco De Gregori.

giovedì 11 marzo 2010

Adorno

Adorno diceva che la verità non è proporzionale alla comunicabilità.
Si. Come no.
V.

mercoledì 10 marzo 2010

Via

Preparati, perché quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via.

Niccolò Ammaniti. Ti prendo e ti porto via.

lunedì 8 marzo 2010

Finchè ancora tempo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti nella bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungo senna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietras
enza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio,
lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa-
verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore”.

Nazim Hikmet, Parigi, 1958

Lucciole

"Son tornate le lucciole a Roma"

Si. E se ne sono pure andate.

V

martedì 2 marzo 2010

Il cuore è un cespuglio di spine

Mamma chissà se valeva la pena
fare tanta strada e arrivare qua.
La gente è la solita, non cambia scena,
la stessa che ho lasciato tanto tempo fa.
Hanno fame di soldi, hanno fame d'amore
e corrono a cento all'ora.
I loro figli non somigliano a niente,
l'adolescenza subito li divora.
E se potessi tornare indietro, indietro io ci tornerei,
se potessi cominciare daccapo,
quello che ho fatto non lo rifareri.
Ora c'è un ragazza di vent'anni che vive qua,
con lei dormo la notte, divido la notte,
forse un giorno lei mi sposerà.
Ora c'è una miniera che ci danno mille l'ora per andare giù.
Quando usciamo inciampiamo nelle stelle,
perchè le stelle quasi non le vediamo più.
Meno male che c'è sempre qualcuno che canta
e la tristezza ce la fa passare,
se no vita questa vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare,
dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c'è confine,
dove la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine.

La ragazza e la miniera. Francesco De Gregori

lunedì 1 marzo 2010

Quello che Vinc non ti avrebbe detto mai

E' una sera che il fiore mi pesa
e le stelle mantengono i loro segreti
più freddamente che mai
guardo le mie povere cose
una foto di Angela Davis
muore lentamente sul muro
e a me di lei
non me n'è fregato niente mai
e tutte queste informazioni di Vincent
mi vanno intorno e non mi dicono perchè
e tutte queste informazioni di Vincent
girano in tondo e non mi spiegano cos'è
che muore.
E stasera ho tradito gli affetti
ho affittato i miei occhi a una banda di ladri
vedo quel che vedono loro
tu conosci mica qualcuno
che è disposto a chiamarmi fratello
senza avermi letto la mano
amore mio
voltati dall'altra parte e fai
quello che Vinc non ti avrebbe detto mai
quello che Vinc non ti insegnerebbe mai
quello che Vinc non permetterebbe mai
quello che Vinc non regolerebbe mai stasera.
E a Parigi mi aspettano ancora
c'è una stanza con bagno prenotata a mio nome
la moquette sarà piena di topi
ieri alla televisionemi hanno detto di stare tranquillo
non c'è nessuna ragionedi aver paura
non c'è proprio niente che non va.

Informazioni di Vincent. Francesco De Gregori.

Almitra.

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete.
E con voce ferma disse:
Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese. e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto,
" Io sono nel cuore di Dio ".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi: Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

Kalhil Gibran. Il profeta.

domenica 28 febbraio 2010

Il lungo addio

E lunghe ore a ingannarci così
a dire lui e lei, sempre gli altri
e i palliativi sono sempre tanti
per non ammettere che siamo qui
e Charlie Brown e Mafalda e la scuola
storie un po' vere a volte inventate
nei pomeriggi d'inverno e d'estate
di strani voli su una parola.

Quando cantavo Plaisir d'amour
tu mi guardavi e ridevi più forte
non lo capivi che ti facevo la corte
o forse capivi e la furba eri tu
e mi hai sospeso su un filo di lana
e mi ci terrai ancora per molto
giovane amore, fiore non colto
o forse si, ma da un'altra mano.

E chi lo sa se anche tu mi vuoi bene
a volte credo di esserne certo
a volte invece sembra tutto uno scherzo
fuggono gli occhi come falene
amica mia sorella speranza
quello che vuoi io non ti dirò
quello che voglio non sentirò
quello che c'è dietro l'indifferenza.

E tutto è morto e tutto è ancor vivo
e solamente tutto è cambiato
quello che provo l'ho sempre provato
e credo ancora in ciò in cui credevo
e il fiocco nero è l'unica cosa
che mi è rimasta con la malinconia
ma insieme a questa stanca anarchia
vorrei anche te, amica mia.

Ma dimmi tu non è meglio così?
Immaginare ed illudersi sempre
qui ad aspettare qualcosa o niente
qui ad aspettare un no o un si
che in ogni caso sarebbero fine
di tutto questo che almeno è un ricordo
così studiato giorno per giorno
fatto di tanti cristalli di brina.

Dylan Dog. Il lungo addio.

Cuore e ragione

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.

Blaise Pascal

Da quanto tempo sei sveglio?

Tu che dormivi piano
quasi non ti sentivo
ed allungavo la mano
tra le lenzuola il tuo viso
Io respiravo piano
in quel silenzio calmo
il giorno entrava dal vetro
più che indeciso sorpreso!

Illuminava scontroso il tuo viso
geloso o forse stupito
ma ecco i tuoi occhi si schiusero appena
"da quanto tempo sei sveglio?"

Io sono qui da sempre anima mia
tu sei......beh
Vidi un sorriso bagnarsi di pianto
"dimmi soltanto il tuo nome"

Le anime calde si fusero insieme
sospese in mezzo alla stanza
mentre il soffitto sembrava cadere
stringevo in pugno la vita.

"Guarda che puoi restare qui
qui...fino a quando vuoi"
lei non rispose uscì dal letto e poi
potrei giurarlo....volò via

Vasco Rossi. Tu che dormivi piano

sabato 27 febbraio 2010

In realtà.

In realtà non dimoravano, in noi, i cromosomi degli amanti.

Paola Calvetti. L'amore segreto.

A cantar canzoni....

Se la mia chitarra piange dolcemente
stasera non è sera di vedere gente
e i giochi nella strada
che ho chiusi dentro al petto
mi voglio ricordare.
Io penso ad un barcone
rovesciato al sole
in un giorno in pieno agosto
le biciclette in riva al mare
Agnese mi parlava
della sabbia infuocata
ed io non so perché
non l’ho dimenticata.
Lei mi raccontava
di quello che la gente
diceva del suo corpo
con malizia ed allegria
ed io che sto provando le cose che provavo ieri
non ho capito ancora.
Se è gelosia o se sono prigioniero
di questo cielo nero
e di un ricordo che fa male
e se continuo a bere i miei liquori inquinati
è vero che quei giorni
non li ho dimenticati.
È uscito un po’ di sole
da questo cielo nero
l’inverno cittadino
sembra quasi uno straniero
Agnese dolce Agnese
color di cioccolata
adesso che ci penso
non ti ho mai baciata.
Agnese dolce Agnese
color di cioccolata
adesso che ci penso...
Io vado in bicicletta
per sentirmi vivo
alle cinque di mattina
con la nebbia nei polmoni
però non c'è più Agnese
seduta sul manubrio
a cantar canzoni
a cantar canzoni.

Ivan Graziani. Agnese

venerdì 26 febbraio 2010

Sei Ottavi

Mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio sognava incantata
e chi mi prende la mano stanotte mio Dio
forse un ragazzo il mio uomo o forse io
lontana la quiete e montagne imbiancate di neve
e il vento che soffia che fischia più forte più greve
e che mi sfiora le labbra chi mi consola
forse un bambino gia grande o io da sola
passava la notte passavano in fretta le ore
la camera fredda gia si scaldava d'amore
chi troverà i miei seni avrà in premio il mio cuore
chi incontrerà i miei semi avrà tutto il mio amore
la luce discreta spiava e le ombre inventava
mentre sul mare una luna dipinta danzava
chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro o forse io adulta io bambina
mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio dormiva incantata
chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio
la notte le stelle la luna o forse io.

Sei ottavi.
Rino Gaetano.

Si. Buonanotte

A questo punto
buonanotte all'incertezza,
ai problemi all'amarezza,
sento il carnevale entrare in me.
E sento crescere
la voglia la pazzia,
l'incoscienza l'allegria,
di morir d'amore insieme a te.

La voglia, la pazzia. Ornella Vanoni

Nelle terre di Carewall

Nelle terre di Carewall, non smetterebbero mai di raccontare questa storia.Se solo la conoscessero. Non smetterebbero mai. Ognuno a modo suo, ma tutti continuerebbero a raccontare di quei due e di un’intera notte passata a restituirsi la vita, l’un l’altra, con le labbra e con le mani, una ragazzina che non ha visto nulla e un uomo che ha visto troppo, uno dentro l’altra – ogni palmo della pelle é un viaggio, di scoperta, di ritorno nella bocca di Adams a sentire il sapore del mondo, sul seno di Elisewin a dimenticarlo – nel grembo di quella notte stravolta, nera burrasca, lapilli di schiuma nel buio, onde come cataste franate, rumore, sonore folate, furiose di suono e velocità, lanciate sul pelo del mare, nei nervi del mondo, oceano mare, colosso che gronda, stravolto-sospiri, sospiri nella gola di Elisewin – velluto che vola – sospiri ad ogni passo nuovo in quel mondo che valica monti mai visti e laghi di forme impensabili – sul ventre di Adams il peso bianco di quella ragazzina che dondola musiche mute – chi l’avrebbe mai detto che baciando gli occhi di uomo si possa vedere cosi’ lontano – accarezzando le gambe di una ragazzina si possa correre cosi’ veloce e fuggire – fuggire da tutto – vedere lontano – venivano dai due piu’ lontani estremi della vita, questo é stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l’universo, e invece nemmeno si erano dovuti cercare, questo é incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo é il meraviglioso – questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perché nessuno possa dimenticare che non si é mai lontani abbastanza per trovarsi, mai – lontani abbastanza – per trovarsi – lo erano quei due, lontani, piu’ di chiunque altro e adesso – grada la voce di Elisewin, per i fiumi di storie che forzano la sua anima, e piange Adams, sentendole scivolare via, quelle storie, alla fine, finalmente, finite – forse il mondo é una ferita e qualcuno la sta ricucendo in quei due corpi che si mescolano – e nemmeno é amore, questo é stupefacente, ma é mani, e pelle, labbra, stupore, sesso, sapore – tristezza, forse – perfino tristezza – desiderio – quando lo racconteranno non diranno la parola amore – mille parole diranno, taceranno amore – tace tutto, intorno, quando d’improvviso Elisewin sente la schiena spezzarsi e la mente sbiancare, stringe quell’uomo dentro, gli afferra le mani e, vedi, non morirà.

Baricco. Oceano Mare