martedì 30 marzo 2010

Ciao.

Ciao ciao, andarmene è un peccato, però ciao ciao.
Bella donna alla porta che mi saluti.
E baci, abbracci e sputi,
e io che sputo amore, io che non sputo mai.
Ciao ciao, andarsene era scritto perciò ciao ciao.
Bella ragazza che non m'hai capito mai.
Già parte il treno, sventola il fazzoletto,
amore mio, però piangi di meno.
Ciao ciao, ciao amore ciao, amore ciao.
Guarda che belli fiori in quella città.
Ciao amore ciao, amore come va?
Ciao amore, amore mio, amore ciao.
Ciao ciao, guarda che belli i fiori in quella città,
che mai mi ha vinto e mai nemmeno mi vedrà.
Guarda che mare!
Guarda che barche piccole che vanno a navigare.

Ciao Ciao. Francesco De Gregori.

Rasserenata

Perchè quando inizi una cosa, ma gia sai quale sarà la sua conclusione
E' giusto che ad un certo punto la chiudi.
Magari la tieni ancora un attimo nel pugno,
Come a non volerla lasciar andare via
Come a volerle dare un ultimo sguardo.
Vola via farfalla.
Ti guarderò volare.
Da lontano.

V.

lunedì 29 marzo 2010

Il tempo non fa il suo dovere.

Cara Valentina
il tempo non fa il suo dovere
e a volte peggiora le cose
credimi pensavo davvero
di avere superato il momento difficile
ed ancora adesso non mi è chiaro lo sbaglio che ho fatto
se il vero sbaglio è stato il mio
perchè dai miei trent'anni
ti aspettavi un uomo
col senso del dovere
perchè chi s'innamora
non deve dirlo a nessuno
oppure un'imprudente enfatica demenza
nel farti le carezze girata dall'altra parte
Ho la strana sensazione di un amore acceso
esploso troppo presto fra le mani
e cara Valentina
che fatica innaturale perdonare a me stesso
di essere io di essere fatto così male
cara Valentina il tempo non fa il suo dovere
e a volte peggiora le cose
E tu sarai il pretesto p
er approfondire
un piccolo problema personale di filosofia
su come trarre giovamento
dal non piacere agli altri
come in fondo ci si aspetta che sia
Per esempio
non è vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento...

Cara Valentina. Max Gazzè.

venerdì 26 marzo 2010

Seduta

Attendere. Condizione quasi piacevole.
L'attesa attenua le emozioni.
Le sfuma.

V.

giovedì 25 marzo 2010

Sarai con me

Sarai con me.
Sarai con me quando mi alzerò.
Sarai con me quando lavorerò.
Sarai con me quando riderò.
E quando piangerò.
Sarai con me.
Anche quando ti dimenticherò.

V.

Obnubilata.

...che poi mi vengono in mente solo ora.
Frammenti di attimi, secondi, una o due frasi.
Che lì per lì non ci fai proprio caso.
Ma poi all'improvviso eccoli. BUM.
Ti rimbombano in testa.
Come ho fatto a non farci caso.
Ma volevi dire proprio quello che hai detto?
E perchè in quel momento non me ne sono resa conto?

V.

mercoledì 24 marzo 2010

Pezzi per le scale

Ascolta, ti ricordi quando venne
la nave del fenicio a portar via
me, con tutta la voglia di cantare
gli uomini, il mondo, e farne poesia...
con l'occhio azzurro io ti salutavo,
con quello blu io già ti rimpiangevo,
e l'albero tremava e vidi terra,
i Greci, i fuochi e l'infinita guerra
li vidi ad uno ad uno
mentre aprivano la mano
e mi mostravano la sorte
come a dire "Noi scegliamo,
non c'è un Dio che sia più forte"
e l'ombra nera che passò,
ridendo ripeteva no...

Ascolta, ero partito per cantare
uomini grandi dietro grandi scudi,
e ho visto uomini piccoli ammazzarre,
piccoli, goffi, disperati e nudi...
laggiù conobbi pure un vecchio aedo
che si accecò per rimaner nel sogno,
con l'occhio azzurro invece ho visto e vedo,
con l'occhio blu mi volto e ti ricordo...

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro:
e mille solitudini
e i buchi per nascondersi...

E ho visto fra le lampade un amore:
e lui che fece stendere sul letto
l'amico con due spade dentro il cuore,
e gli baciò piangendo il viso e il petto...
e son tornato per vederti andare,
e mentre parti e mi saluti in fretta,
fra tutte le parole che puoi dire
mi chiedi "Me la dai una sigaretta?"

Io di Muratti, mi dispiace, non ne ho
il marciapiede per Torino, sì lo so;
ma un conto è stare a farti un po' di compagnia,
altro aspettare che il treno vada via,
Perché t'aiuto io ad andare non lo sai,
sì, questo a chi si lascia non succede mai,
ma non ti ho mai considerata roba mia,
io ho le mie favole, e tu una storia tua

Ma tu non mi parlavi
e le mie idee come ramarri
ritiravano la testa
dentro il muro, quando è tardi
perché è freddo, perché è scuro...
E ancora solitudini
e buchi per nascondersi...

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.

L'ultimo spettacolo. Roberto Vecchioni.

martedì 23 marzo 2010

Tre fiammiferi

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Paris at night. Jacques Prévert

lunedì 22 marzo 2010

Scrivetegli.

Caro André,
mio amato amore di mille anni fa, la bambina che ti ha dato questa lettera si chiama Dira.
Le ho detto di fartela leggere, appena arrivato alla locanda, prima di farti salire da me.
Fino all'ultima riga. Non cercare di mentirle. Con quella bambina non si può mentire.
Siediti, allora. E ascoltami.
Non so come hai fatto a trovarmi. Questo è un posto che quasi non esiste.
E se chiedi della locanda Almayer, la gente ti guarda sorpresa, e non sa.
Se mio marito cercava un angolo di mondo irraggiungibile, per la mia guarigione, l'ha trovato. Dio sa come hai fatto a trovarlo anche tu.
Ho ricevuto le tue lettere, e non è stato facile leggerle. Si aprono con dolore le ferite del ricordo. Se io avessi continuato, qui, a desiderarti e ad aspettarti, quelle lettere sarebbero state abbagliante felicità.
Ma questo è un posto strano.
La realtà sfuma e tutto diventa memoria. Perfino tu, a poco a poco, hai cessato di essere un desiderio e sei diventato un ricordo. Mi sono arrivate le tue lettere come messaggi sopravvissuti a un mondo che non esiste più. Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità.
E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a immaginarsi il desiderio.
Ma non ho cercato di fermarti, nè di fermarmi.
Sapevo che lo avrebbe fatto lei e lo ha fatto.
E' scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame.
Poi sono arrivata qui. E questo non è facile da spiegare. Mio marito pensava fosse un posto dove guarire. Ma guarire è una parola troppo piccola per ciò che succede qui.
E semplice.
Questo è un posto dove prendi commiato da te stesso.
Quello che sei ti scivola addosso, a poco a poco. E te lo lasci dietro, passo dopo passo, su questa riva che non conosce tempo e vive un solo giorno, sempre quello.
Il presente sparisce e tu diventi memoria. Sgusci via da tutto, paure, sentimenti, desideri: li custodisci, come abiti smessi, nell'armadio di una sconosciuta saggezza, e di un'insperata pace. Riesci a capirmi? riesci a capire come tutto questo - sia bello?
Credimi, non è un modo, solo più lieve, di morire. Non mi sono mai sentita più viva di adesso. Quel che io sono, è ormai successo: e qui, e ora, vive in me come un passo in un'orma, come un suono in un eco, e come un enigma nella sua risposta. Non muore, questo no. Scivola dall'altra parte della vita. Con una leggerezza che sembra una danza.
E' un modo di perdere tutto, per tutto trovare.
Se riesci a capire tutto questo, mi crederai quando ti dico che mi è impossibile pensare al futuro. Il futuro è un'idea che si è staccata da me. Non è importante. Non significa più nulla.
Non ho più occhi per vederlo. Ne parli così spesso, nelle tue lettere.
Io faccio fatica a ricordarmi cosa vuol dire. Futuro. Il mio, è già tutto qui, e adesso. I
l mio sarà la quiete di un tempo immobile, che collezionerà istanti da posare uno sull'altro, come se fossero uno solo. Da qui alla mia morte, ci sarà quell'istante, e basta. Io non ti seguirò, André. Non mi ricostruirò nessuna vita, perchè ho appena imparato ad esser la dimora di quella che è stata la mia.
E mi piace. Non voglio altro.
Le capisco, le tue isole lontane, e capisco i tuoi sogni, i tuoi progetti. Ma non esiste più una strada che mi potrebbe portare laggiù. E non potrai inventarla tu, per me, su una terra che non c'è. Perdonami, mio amato amore, ma non sarà mio, il tuo futuro.
C'è un uomo, in questa locanda, che ha un buffo nome e studia dove finisce il mare. In questi giorni, mentre ti aspettavo, gli ho raccontato di noi e di come avessi paura del tuo arrivo e insieme voglia che tu arrivassi. E' un uomo buono e paziente. Mi stava ad ascoltare.
E un giorno mi ha detto: "scrivetegli".
Lui dice che scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male. E io ti ho scritto. Tutto quello che ho dentro di me l'ho messo in questa lettera.
Lui dice, l'uomo col nome buffo, che tu capirai.
Dice che la leggerai, poi uscirai sulla spiaggia e camminando sulla riva del mare ripenserai a tutto, e capirai. Durerà un'ora o un giorno, non importa. Ma alla fine tornerai alla locanda.
Lui dice che salirai le scale, aprirai la mia porta e senza dirmi nulla mi prenderai fra le braccia e mi bacerai. Lo so che sembra sciocco.
Ma mi piacerebbe succedesse davvero.
E' un bel modo per perdersi, perdersi uno nelle braccia dell'altra.
Niente potrà rubarmi il ricordo di quando, con tutta me stessa, ero la
tua Ann"

Oceano Mare. A. Baricco.

giovedì 18 marzo 2010

Volare sui gigli

Non mi ricordo se c'era luna,
e nè che occhi aveva il ragazzo,
ma mi ricordo quel sapore in gola
e l'odore del mare
come uno schiaffo.
A pà.
E c'era Roma così lontana,
e c'era Roma così vicina,
e c'era quella luce che li chiama,
come una stella mattutina.
A pà. A pà.
Tutto passa, il resto va.
E voglio vivere come i gigli nei campi,
come gli uccelli del cielo campare,
e voglio vivere come i gigli dei campi,
e sopra i gigli dei campi volare.

A Pà. Francesco De Gregori

mercoledì 17 marzo 2010

Un Veliero nei porti silenziosi

Io so che ti amerò
per tutta la mia vita ti amerò
e in ogni lontananza ti amerò
e senza una speranza io so che ti amero'
ed ogni mio pensiero è per dirti che
io so che ti amerò per tutta la mia vita
io so che piangerò
ad ogni nuova assenza piangerò
ma il tuo ritorno mi ripagherà
del male che l'assenza mi farà
io so che soffrirò
la pena senza fine che mi da
il desiderio d'essere con te
per tutta la mia vita
Io ti lascerò tu andrai,
e accosterai il tuo viso a un'altro viso
le tue dita allacceranno altre dita
e tu sboccerai verso l'aurora
ma non saprai che a coglierti sono stato io
perche io sono il grande intimo della notte..
perche ho accostato il mio viso al viso della notte
e ho sentito il tuo bisbiglio amoroso
e ho portato fino a me
la misteriosa essenza del tuo abbandono disordinato.
io resterò solo come veliero nei porti silenziosi
ma ti possiederò piu di chiunque perche potrò partire..
e tu ti lamenti del mare del vento del cielo
degli uccelli delle stelle
saranno la tua voce presente
la tua voce assente la tua voce rasserenata..
Io so che soffrirò
la pena senza fine che mi da
il desiderio d'essere con te
per tutta la mia vita.

Ornella Vanoni. Io so che ti amerò.

martedì 16 marzo 2010

Vola

Le farfalle.
Stanno volando via.
Erano quì, fino a poco tempo fa.
Ma adesso volano via.
E non riesco a fermarle.
Ci provo, diamine se ci provo,
Ma volano via.
V

domenica 14 marzo 2010

Brucio.

Dolce Signora che bruci, per che cosa stai bruciando?

Dolce signora che bruci. Francesco De Gregori.

giovedì 11 marzo 2010

Adorno

Adorno diceva che la verità non è proporzionale alla comunicabilità.
Si. Come no.
V.

mercoledì 10 marzo 2010

Via

Preparati, perché quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via.

Niccolò Ammaniti. Ti prendo e ti porto via.

lunedì 8 marzo 2010

Finchè ancora tempo.

Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti nella bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungo senna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietras
enza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio,
lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa-
verso il Belgio o verso l’Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore”.

Nazim Hikmet, Parigi, 1958

Lucciole

"Son tornate le lucciole a Roma"

Si. E se ne sono pure andate.

V

martedì 2 marzo 2010

Il cuore è un cespuglio di spine

Mamma chissà se valeva la pena
fare tanta strada e arrivare qua.
La gente è la solita, non cambia scena,
la stessa che ho lasciato tanto tempo fa.
Hanno fame di soldi, hanno fame d'amore
e corrono a cento all'ora.
I loro figli non somigliano a niente,
l'adolescenza subito li divora.
E se potessi tornare indietro, indietro io ci tornerei,
se potessi cominciare daccapo,
quello che ho fatto non lo rifareri.
Ora c'è un ragazza di vent'anni che vive qua,
con lei dormo la notte, divido la notte,
forse un giorno lei mi sposerà.
Ora c'è una miniera che ci danno mille l'ora per andare giù.
Quando usciamo inciampiamo nelle stelle,
perchè le stelle quasi non le vediamo più.
Meno male che c'è sempre qualcuno che canta
e la tristezza ce la fa passare,
se no vita questa vita sarebbe come una barchetta in mezzo al mare,
dove tra la ragazza e la miniera apparentemente non c'è confine,
dove la vita è un lavoro a cottimo e il cuore un cespuglio di spine.

La ragazza e la miniera. Francesco De Gregori

lunedì 1 marzo 2010

Quello che Vinc non ti avrebbe detto mai

E' una sera che il fiore mi pesa
e le stelle mantengono i loro segreti
più freddamente che mai
guardo le mie povere cose
una foto di Angela Davis
muore lentamente sul muro
e a me di lei
non me n'è fregato niente mai
e tutte queste informazioni di Vincent
mi vanno intorno e non mi dicono perchè
e tutte queste informazioni di Vincent
girano in tondo e non mi spiegano cos'è
che muore.
E stasera ho tradito gli affetti
ho affittato i miei occhi a una banda di ladri
vedo quel che vedono loro
tu conosci mica qualcuno
che è disposto a chiamarmi fratello
senza avermi letto la mano
amore mio
voltati dall'altra parte e fai
quello che Vinc non ti avrebbe detto mai
quello che Vinc non ti insegnerebbe mai
quello che Vinc non permetterebbe mai
quello che Vinc non regolerebbe mai stasera.
E a Parigi mi aspettano ancora
c'è una stanza con bagno prenotata a mio nome
la moquette sarà piena di topi
ieri alla televisionemi hanno detto di stare tranquillo
non c'è nessuna ragionedi aver paura
non c'è proprio niente che non va.

Informazioni di Vincent. Francesco De Gregori.

Almitra.

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete.
E con voce ferma disse:
Quando l' amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese. e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.
Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto,
" Io sono nel cuore di Dio ".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.
L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi: Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

Kalhil Gibran. Il profeta.