giovedì 22 aprile 2010

Troppo tardi

Quando, una volta, gli aveva raccontato delle sue passeggiate nei cimiteri,
lui era rabbrividito dal disgusto e aveva definito il cimitero un immondezzaio di ossa e pietrame. In quell'istante si era aperto tra loro un abisso di incomprensione.
Soltanto oggi, al cimitero di Montparnasse, Sabina capisce quello che lui voleva dire.
Le dispiace di essere stata impaziente.
Forse se fossero rimasti insieme ancora per qualche tempo,
avrebbero cominciato a capire a poco a poco le parole che dicevano.
I loro vocabolari si sarebbero pudicamente e lentamente avvicinati l'uno all'altro,
come amanti molto timidi,, e la musica dell'uno avrebbe cominciato a intrecciarsi con la musica dell'altro.
Ma è troppo tardi.
Si, è troppo tardi, e Sabina sa che non resterà a Parigi,
che andrà più lontano, ancora più lontano,
perchè se morisse quì la chiuderebbero sotto una pietra e,
per una donna che non riesce mai a star ferma,
l'idea che la sua fuga debba fermarsi per sempre è insopportabile.

Milan Kundera. L'insostenbile leggerezza dell'essere.

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